“.. Prima di partire per un lungo viaggio porta con te la voglia di non tornare più..” canta nella omonima canzone Irene Grandi.
ma la stragrande maggioranza, solitamente dai viaggi ritorna alla propria casa, al proprio lavoro, alle proprie abitudini.
Mi sono recato a Monaco di Baviera nel mese di maggio e come da regolamento, o Legge di Murphy se preferite, sono partito in ritardo rispetto al previsto, ma questo è solo l’inizio dopo una ora di viaggio mi accorgo con straordinario tempismo che lo specchio retrovisore sinistro della mia auto sta lentamente scivolando giù dalla propia sede, una volta afferrato (al volo) il vetro provvedo a bloccarlo prima ed a ripararlo poi con del provvido Attak comprato in un Autogrill .
Tranne il caldo torrido, il resto del viaggio va liscio come l’olio arrivo al pieno di GPL (è l’ultimo rifornimento di gas prima del West) con un vento di burrasca che ho scoperto essere molto frequente qui.
Guardando fuori dal finestrino mi rendo conto della straordinaria bellezza del Trentino Alto Adige, con le sue fascinose montagne dove sulle cime di qualche vetta resiste stoicamente ancora un po’ di neve, i castelli su crinali impervi, i piccoli paesi con le chiese dai campanili appuntiti.
Arrivo sul Brennero e il Telepass decide di non funzionare, mi fermo alla sbarra e immagino i commenti non proprio benevoli di quelli in fila dietro di me.
bene sono in Austria, tralascio il leggero sentore di antipatia che avverto nei confronti degli italiani (ma spero di sbagliarmi) qui avviene il “Grande Furto” pago € 7,70 la vignetta settimanale A/R per l’utilizzo delle autostrade senza pedaggio + € 8,00 come pedaggio autostradale solo andata, non male come rapina per un centinaio di Km di autostrada con limiti imbarazzanti che vanno da 70 a 100 km orari.
Eccomi infine in Germania sul fare dell’imbrunire me ne accorgo dalle strade larghe e gratuite e dal parco auto molto recente e di grossa cilindrata, l’unica nota stonata arriva dai fetori devastanti che entrano dal finestrino in prossimità della città di Monaco, sarà anche un metodo naturale per fertilizzare il terreno a me pare, a questi livelli, un‘arma di distruzione di massa.
Prima di Monaco avviene il miracolo trovo un distributore di gas qui lo chiamano PLG e scambio quattro chiacchiere e mi faccio una birra con due bikers provenienti da Praga (dove ero stato un mese prima) con i loro giubbotti neri di pelle consunta.
Ultima tappa il navigatore funziona alla perfezione arrivo al mio Hotel nei pressi della stazione dove alla reception trovo un receptionist di origini partenopee molto disponibile e veramente utile per le informazioni fornitemi, finito di sistemarmi faccio due passi e vedo che nei paraggi ci sono numerosi night dove leggiadre e svestite pulzelle mi invitano a fare loro compagnia, previo pagamento di un robusto obolo in denaro …
La mattina dopo verso le otto e dopo aver fatto in albergo una colazione da re (per me abituato a prendere solo il caffè che qui lascia molto a desiderare, ma i cornetti sono decisamente deliziosi), mi reco verso il centro della città, Monaco è ferma e sonnacchiosa, sembra una gatta aristocratica ed un po’ viziata che si stiracchia con lentezza dopo una gran dormita, colpisce il centro con gli edifici molto curati e la piazza con qualche reminiscenza gotica, ma la mia ricerca del santo caffè fallisce mentre la piazza si riempie di orde di pensionati giapponesi che vista la frenetica vitalità suppongo essere stati sottoposti ad un mattiniero trattamento di sostanze illegali.
sulla via del ritorno ammiro sia i semafori con il giallo che scatta sempre anche prima del verde e le file di taxi color beige pianerottolo (veramente inguardabili!), Monaco è una città poco amica delle auto visto anche il costo del parcheggio che in alcuna zone arriva a 2 € per ora per non più di due ore, mentre è molto servita da tram taxi e metro anche se le tariffe non sono molto economiche.
Arriva mezzogiorno vado a pranzo, intanto noto che l’insalata qui si mangia prima del primo che in genere è molto abbondante il tutto a prezzi giusti.
Camminando per le vie di Monaco nei pressi della stazione mi ha molto colpito l’impatto olfattivo dato da svariati odori mescolati tra di loro un curioso mix di cappuccini, kebhab, fritture varie, wurstel arrosto, primi vari, la stessa sensazione si ripete nel centro storico dove seduto ad un tavolo mentre bevo una birra (veramente buona) mi accorgo della babele di lingue che mi circonda italiani, francesi, indiani, inglesi greci e mi rendo conto che sono nel cuore pulsante della Old Europe con un saldo e frenetico passato e uno sguardo al futuro fatto di mescolanza velocità progresso.
La grandezza di questa città si manifesta nella sua interezza a Nymphenburg dove visito da fuori il Castello veramente maestoso e regale oltre che immenso con i suoi corsi d’acqua dove imperano germani, cigni e papere un luogo incantevole e rilassante e molto curato anche dai visitatori molto rispettosi che evitano di comportarsi all’interno dei parchi come le orde barbariche, fermo su una panchina immagino la musica di Mozart che qui ha suonato da bambino o Bach allietare l’aria delle grandi stanze con i suoi Concerti Brandeburghesi.
Il giorno dopo vado via da questa città in bilico tra cambiamento e tradizione, fascinosa a suo modo ma troppo funzionalista per un italiano romantico e un pò anarchico come me, sia pure con la speranza di tornarci con più tempo a disposizione ed il navigatore regolato meglio, visto che al ritorno in preda ad un evidente stato confusionario mi ha spedito ad ammirare i panorami bucolici delle colline di Kempfen nel sud della Baviera.