Black Friday oltre la sagra ipnotica degli acquisti

fonte Youtube
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E’ in corso mentre scrivo, la kermesse degli acquisti, a prezzi considerevolmente scontati, meglio noto come Black Friday, moda importata, come molte altre tendenze, dagli Usa, ove è nata dopo gli  anni 50, che cade il giorno successivo alla nota festa del Ringraziamento.
In Italia secondo Confersercenti La giornata di sconti è attesa dall’86% dei consumatori, ed il 44% ha già deciso cosa acquistare, per una spesa media di circa 235 euro a persona e un giro d’affari complessivo di almeno 3,8 miliardi di euro, con un aumento del +8,6% sullo scorso anno.
Da liberale profondo, credo che, la scelta di aderire o meno al Venerdì Nero sia ovviamente lasciata alla libertà dei consumatori, i quali possono spendere i loro denari presenti e futuri come meglio credono, in questo evento commerciale ove tra sconti, veri o falsi e  le luccicanti luci del marketing nelle sue varie forme, pubblicità, social, influencer, fanno sembrare quasi tutti gli articoli in vendita, un irrinunciabile “affarone”.
Ma se ci ferma un attimo a pensare, ecco che cominciano a balenare dubbi ed incertezze su questi acquisti spesso compulsivi,  indagini rivelano che più della metà dei consumatori, il 52%, si pente degli acquisti effettuati in fretta e furia durante il Black Friday, e nei giorni successivi al venerdì nero, i resi dei prodotti acquistati, aumentano del 143 % non a caso i giorni seguenti sono denominati “return days”, ossia i giorni del reso.
Ritengo che il Black Friday, sia una festa del consumo in parte impulsivo, che racconta in modo fedelissimo i nostri tempi, e molti tra illustri psicoanalisti e sociologi hanno studiato questo fenomeno (Fromm, Marcuse, Baumann, Pasolini), e oltre alle loro argute analisi appare di rilievo lo studio di Gilles Lipovetsky, sociologo francese, ritiene che la società moderna sia dominata dalla superficialità e dall’effimero, in cui si acquistano determinati prodotti perché percepiti come simboli di status e di appartenenza a un determinato gruppo sociale. Il Black Friday, in questo senso, diventa il simbolo di una società che promuove “unossessione per il nuovo, per la novità e per l’immagine, in una corsa incessante ad “aggiornare sé stessi” acquistando l’ultima versione di un oggetto (auto, smartphone, ecc:) ritenuto identitario ed essenziale.
Ma questo tendenza consumistica ha della conseguenze negative su vasta scale,  per esempio sui piccoli commercianti che non reggono la competizione con i grandi venditori, spesso piattaforme web planetarie come Amazon.
Altro punto dolente il ricambio precoce dei beni, che accelera la cosiddetta “obsolescenza programmata” dei prodotti elettronici e non solo, per cui beni ancora ben funzionanti vengono sostituiti in anticipo, ponendo seri problemi di sostenibilità ambientale.

Rimanendo in tema,  di recente un docufilm “Buy now”, visibile su Netflix  ha svelato i danni di un  marcato consumismo sull’ambiente, raccontando le menzogne sulla obsolescenza programmata e fast fashion, che possiamo tradurre come  quel settore  dell’abbigliamento che realizza abiti di bassa qualità a prezzi super ridotti, il problema è che, tali prodotti dalla vita brevissima, hanno un forte impatto ambientale. Si pensi a tutta le emissioni di CO2, meglio conosciuta come anidride carbonica nell’atmosfera, legate alle consegne ed ai resi di beni ordinati e trasportati su gomma.
Un aspetto molto trascurato di questi giorni di intensi acquisti, è, che tutto sia scaricato su lavoratori spesso non pagati a sufficienza e con turni di lavoro alquanto discutibili.
Last but not least, il giusto prezzo, spesso prezzi più alti sono preferibili se garantiscono un buon servizio di assistenza, magari in prossimità, ultima nota uno studio di Altroconsumo ha dimostrato dati alla mano come a gennaio i prezzi di alcuni prodotti specie i tecnologici, siano uguali od inferiori a quelli praticati nel B.F.
Una curiosità il giorno del Black Friday, è anche il giorno del Native American Heritage Day, ossia la giornata in memoria dei Nativi Americani ma questo giorno è stato completamente dimenticato, i latini avrebbero detto “Ubi maior minor cessat“.
Sono convinto che, senza voler tediare nessuno, forse semplicemente non dobbiamo sentirci obbligati a comprare nulla, riflettere bene su cosa acquistare e nella eventualità, prima di acquistarlo nuovo, valutare se è possibile ripararlo, riutilizzarlo o acquistarlo usato .
Concludo, pur dissentendo dal suo concetto di “Decrescita Felice”, con la lapidaria profezia di Serge Latouche :” Per permettere alla società dei consumi di continuare il suo carosello diabolico sono necessari tre ingredienti: la pubblicità, che crea il desiderio di consumare, il credito, che ne fornisce i mezzi, e l’obsolescenza accelerata e programmata dei prodotti, che ne rinnova la necessità“.

autore Banksy
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