L’orrore quotidiano a Gaza, dove la vita umana non vale nulla

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Gaza- foto Reuters

Poco più di un anno è trascorso, da quella data, diventata tristemente nota, il 7 ottobre 2023, quando un gruppo armato di terroristi di Hamas ha invaso il sud di Israele, una furia inaudita di violenza, alla fine il bilancio è stato di 1139 civili morti e furono presi in ostaggio 251 persone, ad oggi secondo intelligence Israele solo 51 ostaggi sarebbero ancora vivi.

Un evento spartiacque per lo Stato di Israele, che si è visto la guerra in casa, scoprirsi, nonostante tutte le sue difese militari e tecnologiche, fragile ed indifeso, il 7 ottobre per Israele è paragonabile all’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre degli USA.

Da quel momento è iniziata una prevedibile (voluta dal gruppo di Hamas ?), ricerca dei terroristi a Gaza, in una escalation di violenza, morte e distruzione inaudite.

dal momento dell’attacco a Gaza da parte di Israele, le cifre che, purtroppo vanno aggiornate ogni giorno parlano di oltre  44.000 palestinesi morti e di oltre 104.000  feriti. Ricordiamo che alcuni dati provengono dal ministero della Sanità di Gaza (dunque controllato da Hamas), ma vi sono anche dati dell’ONU che parlano di 17 mila bambini morti a Gaza. A questi vanno aggiunte le vittime civili degli attacchi in Libano, dove l’esercito israeliano dopo aver fatto prima esplodere i cercapersone dei militanti di Hezbollah, poi per eliminare il capo militare Hassan Nasrallah, hanno deciso di bombardare Beirut con una serie di pesantissimi raid aerei, talmente “precisi e mirati ” da polverizzare interi palazzi, scavando giganteschi crateri, uccidendo centinaia di civili innocenti, definiti con un macabro ed ignobile linguaggio “collaterali”.

La situazione attuale nella striscia di Gaza è di una gravissima crisi umanitaria dovuta al blocco dei corridoi umanitari, con civili che non hanno accesso  all’ energia elettrica, all’acqua, al cibo, ai servizi sanitari, alle comunicazioni. La Striscia è praticamente rasa al suolo con circa 2 milioni di civili sfollati, secondo una stima rilasciata pochi giorni fa da Medicine sans Frontieres.

L’Unrwa ha stimato che ci vorranno 15 anni per rimuovere le macerie provocate dai bombardamenti israeliani su Gaza, con un costo previsto della sola rimozione dei detriti da Gaza  compreso tra 500 e 600 milioni di dollari.

Davanti ai numeri di una catastrofe immane, si assiste ad una totale impotenza della diplomazia internazionale, incapace di fermare l’azione di Israele contro Gaza , il Libano e l’Iran.

E quando il Papa ha pronunciato la parola “tremenda”, chiedendo se :”A detta di alcuni esperti, ciò che sta accadendo a Gaza ha le caratteristiche di un genocidio. Bisognerebbe indagare con attenzione per determinare se s’inquadra nella definizione tecnica formulata da giuristi e organismi internazionali», subito  Israele attraverso la su ambasciata presso la Santa Sede su X ha respinto con veemenza l’idea, “Quella di Tel Aviv è autodifesa di fronte al «massacro genocida» del 7 ottobre. Chiamarla con altro nome significa isolare lo Stato ebraico“.

Sarebbe anche ora di smetterla con questo onnipresente antisemitismo, ad ogni critica che viene fatta allo Stato di Israele, sentimento che pur intollerabile e vivo nelle società attuali che va certamente combattuto, non va confuso con le spaventose idee di chi sta cacciando i palestinesi dalla loro terra, e poi alcuni israeliani si meravigliano del profondo odio dei palestinesi nei loro confronti che da 57 anni occupano la Palestina.

Come sostiene Moni Ovadia ” Israele si è sempre venduto come Stato democratico, ma uno stato democratico non fa pulizia etnica dei nativi”.

Ricordiamo che sul premier Netanyahu emesso dalla Corte penale internazionale, pende unmandato di arresto emesso il 21 novembre scorso per crimini di guerra e crimini contro l’umanità, insieme a Yoav Gallant, destituito ministro della difesa del governo israeliano, ed a Mohammed Deif, capo delle Brigate al-Qassam, ossia l’ala militare di Hamas nella Striscia di Gaza.

Il rispetto del premier israeliano per le legge internazionale  sta tutto nella sua frase pronunciata nel suo discorso alle Assemblea della Nazioni Unite a settembre, da  lui definita una “palude antisemita”.

Il ministro degli Esteri della Giordania Ayman Safadi,  sostiene che «È tempo di affrontare la verità: e la verità è che, a meno che Netanyahu non venga fermato, a meno che il governo israeliano non venga fermato, la guerra ci avvolgerà tutti».

Ed intanto il governo israeliano va dritto per la sua strada, e continua gli attacchi contro Gaza ed il Libano, in attesa dell’arrivo del nuovo Presidente degli USA, Donald Trump. Davanti a questa gravissima situazione in cui un governo viola le risoluzioni ONU e le convenzioni di Ginevra, ritroviamo un Occidente debole ed ipocrita che utilizza una doppia misura e sostiene l’Ucraina contro la Russia, e Israele contro i Palestinesi, adducendo come pretesto il fatto che Hamas sia violento. Al netto della condanna per la gravissima azione perpetrata ai danni di Israele, in realtà, Hamas ritenuto un movimento “terrorista” è e rimane un movimento di liberazione nazionale.

Ipocrisia che si appalesa con i dati derivanti dalle vendite di armi tra il 2019 ed il 2023, oltre due terzi (69 per cento) di tutte le armi vendute a Israele era fornito dagli USA, mentre la Germania era il secondo fornitore con il 30 per cento, l’Italia completa il quadro con circa l’%, (fonte Euronews).

Nel Medio Oriente ferito, terra delle tre religioni monoteiste, Islam, Ebraismo e Cristianesimo, la sanguinaria ed intollerabile violenza sta diventando orribile quotidianità. Per chi governa Israele, Dio sembra non esistere più e, come ci ricorda Dostoevskij nel romanzo I fratelli Karamazov,  “Se Dio non esiste, tutto è permesso!”.

Beirut-bunker-di-Nasrallah-(AP Photo/Hassan Ammar)
Bibi-Gallant-Reuters
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